oscana Casentino Raggiolo con i bambini

Raggiolo, borgo di pietra e silenzio

In Casentino, incastonato ai piedi frondosi del Pratomagno, sorge Raggiolo, un piccolo borgo di pietra dalla bellezza semplice e autentica.
Inserito nella lista dei Borghi più Belli d’Italia, Raggiolo preserva ancora intatta quella genuinità che tanto incanta gli esploratori esperienziali.

L’associazione culturale La Brigata di Raggiolo

L’associazione culturale La Brigata di Raggiolo, nata nel 1994 su iniziativa di alcuni volontari, ha avuto un ruolo determinante nella valorizzazione del patrimonio culturale del paese, attraverso interventi di restauro e promozione turistica (con realizzazione anche di una simpatica guida per bambini).

Riscoprire e raccontare le proprie radici e identità, è stata la sfida, vinta, della Brigata di Raggiolo: la visita è appagante e intenso il desiderio di tornare.

Parcheggiata l’auto lungo la strada, proseguite a piedi.
All’interno del borgo, infatti, le auto non arrivano, e i bambini potranno avventurarsi in avanscoperta.

Raggiolo

Le origini di Raggiolo

Di fondazione longobarda nel VII secolo, Raggiolo fu annesso ai domini dei Conti Guidi dalla metà del XIII secolo, che vi posero residenza con edificazione del castello. Uccisi quasi tutti gli abitanti e distrutto il castello nel 1440, Raggiolo fu associato al Vicariato di Poppi.
Nel corso del 1500 una comunità di pastori còrsi, in transumanza dalla Maremma, si insediò nel borgo deserto, ripopolandolo. Gli attuali abitanti sono i discendenti di questa gente.

L’ecomuseo della castagna

Dal Settecento alla fine della Seconda Guerra Mondiale l’economia del borgo si basava su un’attività iniziata già nel Medio Evo: la coltura della castagna. Frutto sano, facilmente digeribile e molto nutriente, era raccolto e utilizzato in tutto il Casentino.

L’Ecomuseo diffuso conserva la memoria di questa risorsa essenziale, conosciuta anche come “pan di bosco”. Dalla sede adiacente la chiesa, che espone utensili di uso comune, si arriva, salendo gli stretti vicoli di pietra, al seccatoio. Qui le castagne venivano fatte asciugare per essere pronte alla macina.

Un luogo magico, dove la comunità si riuniva a veglia la sera, dopo la raccolta, attorno alle braci. Gli anziani consegnavano ai nipoti racconti popolari e la memoria collettiva veniva trasmessa, di generazione in generazione.

Al Mulino di Morino, sul torrente Barbozzaia, le castagne venivano ridotte in farina, ingrediente di molte ricette locali, come la polenta di castagne, chiamata anche “pan dei poveri”.

Il muro delle parole dimenticate

In corrispondenza della fontana, al Muro delle Parole dimenticate è affidata la custodia di vocaboli dialettali antichi e desueti: incisi nella pietra, riaffiorano nella memoria con l’aiuto delle corrispondenti immagini. Fanno parte del bene comune immateriale, che contribuisce a formare l’unicità del borgo.

La stanza del Tempo

Alla fine del paese, una piccola porta si apre sulla Stanza del tempo. Vecchie fotografie in bianco e nero, una sella, una stadera (bilancia) e altri arnesi racconteranno, nel loro silenzio, l’essenza di Raggiolo ai bambini.

A caccia di lupi e cinghiali nel fiume

Superato il lavatoio e il piccolo parco giochi, si arriva al torrente. Mandate i bimbi a caccia delle pietre animate che emergono dall’acqua. Sono scolpite dall’artista Roberto Vignali dai grandi massi nel greto e rappresentano alcuni animali tipici del Casentino. Cosa avete trovato?

Sei in Casentino? Visita anche Stia, con tante attività per bambini e ragazzi!


Teresa Scarselli
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