L’Elba è perfetta per una vacanza d’estate con tutta la famiglia: mare cristallino, spiagge bianche e spiagge nere, percorsi trekking emozionanti.
Ma soprattutto, tante calette incantate da conquistare a suon di pagaie: anfratti esclusivi e piccoli arenili selvaggi, raggiungibili solo via mare, vi aspettano. Scivolare sull’acqua con il kayak è un modo ecologico, divertente e sano per muoversi via mare, a stretto contatto con la natura. Per chi ne è sprovvisto, ci sono tanti punti di noleggio sull’isola.
Naturalmente, Elba è molto più di una gettonata destinazione marina. È montagna e meravigliose vedute, con la sua cima più alta, il monte Capanne, 1019 metri.
È storia, dagli antichi insediamenti paleolitici alla permanenza sull’isola di Napoleone.
Elba è materia, dal ferro estratto già in epoca etrusca, al granito, esportato fino alle lontane terre di Aquisgrana.
Avremmo voluto scoprire tutte le sue sfumature nascoste e più segrete, ma per farlo non basta certo il tempo, breve, di una vacanza. Ecco il nostro reportage.
Sommario
Elba: le spiagge più belle e solitarie
Non vi parlerò delle spiagge popolari, ma di quelle più selvagge e meno frequentate.
Sul sito Info Elba troverete tante utilissime informazioni sulle spiagge, libere e attrezzate, sulla loro esposizione ai venti, su come raggiungerle.
Qui vi racconto invece le nostre spiagge elbane, conquistate pagaiando tra le acque cristalline o camminando (e imprecando a volte) nella macchia mediterranea.
Spiagge di sassi colorati, altre di rosei blocchi di granito. Oppure ciottoli bianchissimi, e ancora nere scorie di miniera.
Piccolo paradiso perduto, alla spiaggia della Rivercina
La spiaggia della Rivercina, raggiungibile solo in barca, è perfetta per chi come noi ama calette solitarie e poco frequentate. L’abbiamo raggiunta facilmente, in circa mezz’ora di vigorose pagaiate da Nisporto.

È stato come approdare su un’isola deserta: un piccolo paradiso terrestre tutto per noi, da scoprire, con i suoi ciottoli colorati, le rocce a strapiombo sulla spiaggia, che per qualche ora proteggono dal sole, e il mare turchese e spumeggiante.

Tra capriole nelle onde, capanne in primitive technology e ricerca di sassi speciali, la giornata è trascorsa velocemente.
Cena con … relitto, alla spiaggia dell’Ogliera
Non potevamo farci sfuggire il mitico relitto Elviscot, raggiungibile dalla spiaggia dell’Ogliera a nuoto anche con bambini e ragazzi.
La discesa impervia (ma fattibilissima) ci ha ripagati con scorci suggestivi e la promessa (mantenuta) di uno snorkeling più emozionante del solito!

Fatta base sugli scogli a sinistra della spiaggetta, indossati maschera, boccaglio e pinne ci siamo immersi e in dieci minuti di bracciate abbiamo avvistato il relitto.
Uno spettacolo esaltante! Per la carcassa dell’imbarcazione, con l’intera poppa, plancia e parte della fiancata, che giacciono ben visibili sul fondo sabbioso, ad appena dodici metri di profondità. Ma anche per tutto l’ecosistema che si è felicemente insediato tra le sue lamiere.
Dalle praterie di Posidonia alle spugne colorate, dai nudibranchi alle gorgonie, e una miriade di pesci curiosi (salpe, perchie, castagnole, gronghi) che nuotano in banco.
Immergetevi con un pezzo di pane tra le mani! Vi seguiranno assatanati!
Noi abbiamo sacrificato parte della cena picnic molto volentieri, per assistere allo spettacolare… assembramento!
Vento forte a Sottobomba
Un pomeriggio assolato, ma con una forte Tramontana, abbiamo raggiunto la bellissima spiaggia di ghiaia bianca Sottobomba, vicina a Portoferraio. In realtà, il suggerimento che tutti i siti locali danno nella scelta giornaliera della spiaggia, ai fini di una placida permanenza, è di optare per la zona di costa non esposta ai venti. Per questo forse, abbiamo trovato una tra le spiagge più popolari dell’Elba, tranquilla e assolutamente vivibile, anche se con il mare un po’ mosso e non limpido a riva.
Sul litorale stretto e lungo, il piccolo stabilimento noleggia ombrelloni con lettini, ma ci sono anche molti spazi per la sosta libera.

La bianca costa del Sole
Non solo ferro all’Isola d’Elba. Anche il granito è stata una delle risorse eccellenti del territorio, tanto da essere esportato nel resto d’Italia e d’Europa sin dai tempi dell’Impero Romano.
Siamo sulle pendici sud-occidentali del Monte Capanne. L’isola qui si manifesta meno boscosa, più brulla, e sono tanti i percorsi trekking che si snodano tra antichi manufatti in granito e siti preistorici.
Nonostante il desiderio di avventurarsi lungo quei sentieri, il caldo (e il broncio del pargolo che non vuole camminare) ci fanno desistere, e manteniamo il programma iniziale di trascorrere la giornata in canoa.
Dalla spiaggia di Seccheto (provvista anche di minuscolo porticciolo per ammarare) iniziamo l’esplorazione di questa parte di costa, caratterizzata da ampi scogli di granito levigato e da bianche spiagge caraibiche.
Spiaggia di Cavoli e Grotta Azzurra
Dopo un tuffo veloce davanti alla Spiaggia delle Piscine, proseguiamo verso la popolarissima Cavoli.
Molto bella e bianca, in effetti, ma talmente affollata che non ci sfiora lontanamente l’idea di avvicinarci. Ci limitiamo a ripetuti bagni sugli scogli che incorniciano la baia. L’acqua è turchese e cristallina, gremita di pesci colorati e per la prima volta avvisto un grosso polpo sul fondale.

Soddisfatti, proseguiamo verso la Grotta Azzurra e infine sbarchiamo alla Spiaggia di Colle Palombaia, chiamata anche spiaggia dei Cento Scalini, per via degli oltre duecento gradini in granito che si devono scendere (arrivando da terra).
Il lido è molto tranquillo: troviamo solo qualche famiglia indaffarata in giochi di spiaggia e un minuscolo chioschetto; un luogo perfetto per bagno, pranzo, gelato e pennichella prima di tornare.
Cercando malachite sulla spiaggia delle Francesche a Punta Calamita
Dalla spiaggia dell’Innamorata ci dirigiamo con il nostro kayak verso Punta Calamita, così chiamata perché ricchissima di magnetite.
La magnetite è il minerale con il più alto tenore di ferro e le più intense proprietà magnetiche esistente in natura. Questa zona ne è talmente ricca (in particolare la miniera del Ginevro, qua vicino), che è considerata una riserva nazionale strategica di ferro, da riattivare in caso di emergenza.
Superate le Isole Gemini, finalmente avvistiamo gli inconfondibili scheletri dei vecchi impianti di lavorazione.

Approdiamo alla desolata spiaggia delle Francesche, nera e lucente, e ci accorgiamo subito che tra i piccoli ciottoli neri ne emergono alcuni turchesi. Dopo il bagno, ha inizio la caccia sfrenata alla verde malachite e alla pesante magnetite.
Ma non basta: l’attrazione (magnetica, oserei dire) verso gli impianti, poco più su, si fa sentire prepotente. Il fascino dell’archeologia industriale, ma soprattutto quel sapore di vissuto e abbandonato da poco, mi ha sempre affascinato.
Alla scoperta delle miniere all’Elba
Lo ammetto. Siamo qui anche per questo. Contagiati dalla smania del padre famiglia geologo, siamo diventati minerali dipendenti. E se una miniera chiama, noi rispondiamo all’appello.
Le miniere all’Isola d’Elba, ieri
Le risorse minerarie dell’Elba erano conosciute e sfruttate già dagli Etruschi, che avevano organizzato una vera proto-industria. Sono state trovate infatti tracce di cumuli di scorie dei “forni fusori”, anche se l’estrazione più recente, con utilizzo di esplosivi, ha obliterato gran parte delle testimonianze più antiche.
Da bravi industriali, una volta esaurite tutte le foreste, utilizzate come combustibile per l’estrazione del ferro dai suoi minerali, gli etruschi delocalizzarono la lavorazione sulla terraferma, a Populonia.
(Ne parlo nell’articolo Il Parco archeologico di Baratti e Populonia con i bambini.)
Dall’XI secolo in poi le miniere appartennero ai vari governi sovrani dell’Elba: Repubblica Marinara di Pisa, Signori e Principi di Piombino, Governo locale dell’isola, Napoleone Bonaparte, Granducato di Toscana e Regno d’Italia.
Con l’avvio della siderurgia moderna nei primi anni del Novecento, ha inizio lo sfruttamento intensivo dei giacimenti di magnetite, ematite, limonite, siderite e pirite, come sorgente prima e principale dell’acciaio.

Il lavoro è pesante, e nonostante i cavatori siano pagati a cottimo (cioè a seconda della quantità e della qualità di minerale raccolto), dai quattordici anni in molti fanno richiesta per essere assunti nei cantieri di Capoliveri, Rio Marina e Rio Elba.
L’isola, fino ad allora di contadini, agricoltori e pescatori, viene dotata di infrastrutture innovative per l’epoca, come una rete ferroviaria e treni a vapore per il trasporto dei carrelli carichi di minerali, pontili, funivie, centrali elettriche.
Apre lo stabilimento siderurgico di Portoferraio, per la produzione di ghisa e acciaio: l’isola diventa modello d’autarchia e industrializzazione durante il fascismo e viene riprodotta sulle cartoline d’epoca.
Negli anni Sessanta arrivano i primi visitatori.
Nonostante la nuova vocazione turistica, in molti continuano a cercare lavoro in miniera, fino al 1981. Anno in cui, improvvisamente e nonostante i giacimenti siano ancora produttivi, tutte le miniere chiudono. La società che ne possiede le concessioni, l’Ilva, spende meno comprando il ferro in Sud America e in Sud Africa.
Le miniere, oggi
Oggi, il Parco Minerario Isola d’Elba e il Parco Minerario Calamita si impegnano nella conservazione, valorizzazione e fruizione dei siti minerari e della memoria storica e culturale dell’isola, riconvertendo le zone danneggiate dall’estrazione intensiva del ferro in aree di promozione turistica.
Grazie ai musei, alle visite guidate, ai laboratori, ai percorsi, le miniere raccontano la loro storia, per un viaggio nella materia e nel tempo che lascia stupefatti.
Colori come il rosso ferro, il bruno, il giallo ocra, il nero sono la rappresentazione cromatica della grande varietà di minerali di cui la terra elbana è composta. Le aree minerarie ritraggono un policromo paesaggio artificiale, che in parte la natura sta riprendendosi.
Un tempo spazi di faticosi mestieri, le miniere oggi sono meta di turisti come noi, che le esplorano a piedi, in bicicletta, a bordo di un trenino o di un fuoristrada e, attraverso paesaggi surreali, ripercorrono le strade e le storie di quell’umanità fiera e dignitosa.
La miniera del Vallone a Punta Calamita
Dalla spiaggia delle Francesche, raggiunta in canoa, ci avventuriamo con attenzione verso la miniera. Sotto di noi il mare sembra ancora più verde; intorno la tavolozza si arricchisce di ocra, marrone, rosso e nero, con venature grigie.

Siamo al Vallone Basso, dove gli impianti arricchivano il minerale già trattato, per produrre un materiale adatto all’uso negli altiforni. Il materiale estratto veniva portato a Portoferraio o imbarcato sulle navi mercantili, che lo smerciavano nei porti di Piombino, Genova e Taranto.
Un tempo i minatori, che abitavano a Capoliveri, la raggiungevano a piedi ogni mattina.
Fa caldo, il sole picchia impetuoso, cana e figlio sbuffano. Torniamo alla spiaggia.
Naturalmente, potrete visitare la miniera del Vallone e del Ginevro anche con le escursioni organizzate dal Parco delle Miniere Calamite. Dal museo della Vecchia Officina, raggiungibile con la propria auto (quattro chilometri sono di strada bianca) potrete scegliere tra trekking guidati con raccolta dei minerali, safari in miniera o visita alla miniera del Ginevro, l’unica miniera sotterranea dell’isola.
Museo Minerario di Rio Marina
Il paese di Rio Marina brilla sotto il sole: le strade luccicano, così come le spiagge nerissime e gli edifici più vecchi. Scaglie di pirite sono state rinvenute nella calce degli intonaci.
Il Museo ha sede presso l’ex direzione delle miniere del paese, e possiede una variegata collezione di minerali, rappresentativi del patrimonio geo-mineralogico dell’Isola d’Elba.
Ci fermiamo affascinati davanti alle teche che espongono rare tormaline elbane, berilli, granati e quarzi. Ilvaite ed elbaite sono minerali rinvenuti qui per la prima volta.

Ma ci appassionano anche le più modeste ematiti, malachiti e piriti: sono proprio questi cristalli che il nostro mentore geologo sa bene di poter facilmente recuperare nei dintorni.
Nelle sale successive sono ricostruiti fedelmente, con utensili e materiali originali, alcuni ambienti di miniera, come l’officina del fabbro ferraio e il riparo del minatore. Qui non servono tante parole per riflettere: le ricostruzioni e una serie di foto d’epoca narrano in silenzio il duro e rischioso lavoro del minatore.

E adesso, siamo pronti per la nostra avventura.
Miniera Adventure, al Parco Minerario in jeep
Dopo la visita al Museo Minerario, raggiungiamo la miniera a bordo di un vero mezzo militare, un VM90, 8 posti, che attraverso impervi e suggestivi percorsi off-road ci conduce a valle Giove. È una delle miniere più recenti, il cui sfruttamento iniziò solo nel 1950, per estrarre pirite e oligisto.
Siamo nell’ultima fase del cantiere a cielo aperto, un immenso anfiteatro attorniato da pendici gradinate alte fino a dieci metri. Tutto brilla sotto il sole cocente: la sabbia fina sotto i nostri piedi, le rocce e le pareti attorno a noi.

La nostra guida (che con i bambini recita perfettamente la parte del boss) sogghigna, e fornendoci piccone e sacchetto, ci intima di scendere e iniziare il duro lavoro di minatore. “Tutti i minerali che riuscirete a trovare saranno vostri!” aggiunge sornione.

L’occhio del nostro geologo scintilla ingordo, quasi quanto la nera polvere di pirite attorno a noi. Brandendo il suo martello personale, Seba si arrampica sulle pendici scoscese della miniera come una capra in cerca dell’erbetta migliore, seguito di gran lena da nostro figlio e dagli altri due ragazzini della piccola comitiva.
In circa mezz’ora ci accaparriamo quanti più minerali possibili, cercando di selezionare quelli più significativi.

Passeggiate all’Elba
L’estate non è la stagione migliore per il trekking, qui all’isola d’Elba. Anche se molti intrepidi si avventurano lungo percorsi riarsi dal sole e dalla canicola, noi ci siamo limitati a brevi, ma ripaganti passeggiate, nella natura e nei borghi.
Castello del Volterraio
Eretto in posizione strategica attorno all’anno Mille, nei pressi di una preesistente struttura di epoca etrusca, il Castello del Volterraio ha sempre assolto a funzioni di avvistamento e di difesa dell’isola.
Nel 1544 ad esempio, alcune comunità elbane vi trovarono rifugio dall’assalto dei turchi che stavano devastando tutta l’isola.

Fu parzialmente distrutto nel 1798, in seguito a un’insurrezione contro le truppe napoleoniche che lo avevano presidiato.
In grave condizione di degrado, il castello del Volterraio è stato acquistato nel 1999 dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, che ha provveduto al restauro e alla messa in sicurezza dei sentieri di accesso.
Da un primo parcheggio sulla strada del Volterraio, che collega Portoferraio a Rio nell’Elba, si diparte il sentiero 255. Proseguendo in macchina (attenzione perché la strada diventa ulteriormente stretta) troverete un altro piccolo parcheggio, con il sentiero 255/a.
Percorriamo il sentiero ben segnalato e protetto nei punti più pericolosi e in circa quindici minuti di passeggiata, arriviamo ad un primo punto panoramico, con panchine per una breve sosta.

È là, quasi lo tocchiamo con un dito: sembra un’enorme aquila silenziosa, appollaiata sulla rupe più alta. L’ultima fase del percorso è quella più ripida, assolata e faticosa, eppure solo pochi minuti ci separano dalla meta e dalla sua ombra.
Nonostante il Castello sia visitabile solo all’esterno, (per visitare anche l’interno seguite questo link), la visione dell’isola ai nostri piedi ripaga dalla fatica fatta. Portoferraio, col suo ampio golfo, e sullo sfondo il Monte Capanne, Capraia, Pianosa e Montecristo che emergono dalle profondità marine.
Soddisfatti e rifocillati, iniziamo la discesa.

Giro dell’Enfola con bagno
Il Monte Enfola è un piccolo promontorio di 134 metri s.l.m., collegato all’Elba da un piccolo istmo. Dopo un bagno refrigerante nelle acque turchesi della baia, dalla ex Tonnara, oggi sede dell’Ente Il Parco Nazionale Arcipelago Toscano, procediamo agevolmente lungo una facile strada sterrata.

Per convincere il mio piccolo ribelle alla camminata, lo stuzzico con la promessa di uno spettacolare tunnel sotterraneo.
Intorno a noi l’esuberanza della macchia mediterranea: rosmarino, lentisco, alloro, mirto ed elicriso tappezzano le scarpate. A tratti qualche pino secolare offre conforto alla calura estiva. Ruderi di fortificazioni e bunker, risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, rendono il percorso più avventuroso.
Nei punti più panoramici sono posizionate comode panchine per la pausa acqua.

Ci godiamo la vista sulla spettacolare spiaggia del Sansone e sulla fortezza di Portoferraio, poi avanti tutta fino alla fine della strada sterrata. Finalmente accediamo all’ingresso della galleria. Non è illuminata, ci facciamo luce con la torcia del cellulare. Il fresco ritempra le membra, e il sorriso torna sul viso di Leo, premiato per la camminata sotto il sole.

Rio nell’Elba: il Lavatoio pubblico e la questione dell’acqua
Dopo la visita al paese, raggiungiamo il lavatoio pubblico, uno spazio di lavoro e socializzazione delle donne locali fino agli anni Sessanta. All’esterno il lavatoio si presenta come una caratteristica costruzione elbana intonacata in rosa, ma è l’interno a stupire per il possente soffitto a capriate in legno e le vasche in serie. Queste sono alimentate dall’acqua della vicina sorgente dei Canali, così chiamata perché un tempo si riversava nei canali, appunto, che muovevano oltre venti mulini nella valle sottostante.

Mi ha stupito molto che l’acqua fosse corrente, in un’isola dove è comunque un bene prezioso e a volte scarso.
Ho scoperto che in realtà ci sono molte sorgenti sull’Elba e numerosi corsi d’acqua a regime torrentizio, che prima del turismo erano sufficienti all’approvvigionamento dei locali.
Al momento la richiesta idrica è soddisfatta da una grossa condotta sottomarina che arriva dalla Val di Cornia, ma non è sufficiente. In fase di studio anche una proposta per la realizzazione di un impianto di dissalazione nel Comune di Capoliveri.
Passeggiata a Capoliveri
Capoliveri è uno dei borghi più caratteristici dell’Isola d’Elba, anche se molto turistico.

I vicoli, stretti e aggrovigliati in un vivace saliscendi, si aprono tutti nella Piazza Matteotti, con una terrazza sui tetti e sul mare. Tutt’attorno si affacciano caffetterie, ristoranti, negozietti. Ci confondiamo tra la gente e attraverso le finestre spalancate sulla via, spiamo pezzetti di vita altrui. È quasi ora di cena: tutti i turisti come noi si lanciano, con visibile ansia, nella ricerca di un luogo che li accolga per la cena. I fortunati nelle case invece, sono tranquilli, preparando il pesce comprato la mattina al mercato.

Il sole tramonta. E con lo stomaco pieno assistiamo allo spettacolo.
Passeggiata a Portoferraio
Si chiamava Porto Argo e sì, è proprio questa la mitica città dove sbarcarono gli Argonauti alla ricerca del vello d’oro.
Il toponimo Ferraia o Ferraria è documentato solo a partire dal Duecento e trae origine dalle attività siderurgiche presenti dall’epoca etrusco-romana.

Grazie a Napoleone Bonaparte, che qui si stanziò esiliato dopo le sconfitte, la cittadina di Portoferraio e l’intera Elba, conobbero un periodo di massimo splendore. Nel Novecento fu sede di una fiorente industria della ghisa e dell’acciaio.
Oggi Portoferraio è un rinomato centro turistico, con un porto importante per i traghetti e un altro per le imbarcazioni da diporto.
Tra il centro storico, con l’imponente Porta di Terra, le fortezze medicee, Forte Falcone e Forte Stella, la Palazzina Napoleonica dei Mulini e il romantico porticciolo turistico, un giorno non basta per visitarlo davvero.
Ci siamo limitati a una passeggiata serale tra le viuzze e il porticciolo, per respirare l’atmosfera vivace di città di mare.

Isola d’Elba, cosa ci siamo persi
- Il Monte Capanne e la sua caratteristica funivia, un po’ vintage.
- Le residenze di Napoleone, in esilio qui per circa 10 mesi, dal 3 maggio del 1814 al 26 febbraio del 1815.
- La miniera del Ginevro, l’unica sotterranea all’Elba.
- Il trekking lungo la Via del Granito, con le cave antiche, i manufatti semilavorati e i caprili, strutture utilizzate per l’esercizio della pastorizia.
- Tante altre bellissime spiagge.
Cos’altro ci siamo persi? Scrivetelo nei commenti!
Sulla terraferma, visitate anche la Costa degli Etruschi. Ne parlo nell’articolo Da Baratti a Follonica: non solo mare con i bambini
Teresa Scarselli
© 2021 DivertiViaggio | Tutti i diritti riservati
Resta in contatto: Facebook – Instagram – Linkedin
Virginia dice:
Con una punta di imbarazzo ammetto che non immaginavo ci fossero così tante cose diverse da vedere e fare ad Elba! Grazie al tuo articolo ora Elba la prenderò in considerazione per qualche viaggetto futuro
Redazione dice:
Assolutamente sì! Tante cose da fare e da vedere!
Selena dice:
Che meraviglia l’isola d’Elba! Ci sono stata tantissimi anni fa, ma ricordo ancora quanto l’avevo amata. Ed è uno di quei luoghi in cui voglio assolutamente tornare! Grazie per avermi fatto tornare alla memoria splendidi ricordi ❤️
Teresa dice:
MI fa piacere!
Silvia The Food Traveler dice:
Non avrei mai più immaginato che un’isola così piccola ci fossero tutte queste cose da fare! Quello che è certo è che si tratta di un posto di una bellezza quasi selvaggia. Ora mi hai fatto tornare in mente una ex collega che da tempo mi invita in vacanza da lei alli’isola di Elba: mannaggia a me, non ho ancora accettato l’invito!
Teresa dice:
Allora che aspetti, accettalo!